Come usare Whatsapp per far crescere la tua azienda

Tutti noi ormai usiamo Whatsapp probabilmente più di ogni altra applicazione presente sul nostro smartphone, ma molti non la utilizzano al massimo in azienda, per migliorare la comunicazione.

 

Ormai passo mediamente 5 ore al giorno su Whatsapp con una media di notifiche che supera le 400 al giorno.

 

Ma attenzione, non lo faccio per diletto. Ormai Whatsapp è diventata l’applicazione con la quale gestisco il mio gruppo multinazionale. 

 

Lo so, non è senz’altro un’applicazione adeguata al working space, ci sono molte applicazione di task management e produttività nettamente migliori di Whatsapp, però Whatsapp ha 2 grandi vantaggi:

 

  • E’ semplice e anche mio padre di 70 anni è in grado usarlo.

 

  • E’ immediato, attualmente è lo strumento di comunicazione più veloce che esiste al mondo. Fin quando non inventeranno qualcosa che collega direttamente le onde cerebrali di 2 individui,Whatsapp resterà la soluzione più veloce al mondo per comunicare.

 

Ed è per questo che lo uso per la maggior parte delle mie comunicazioni in azienda.

 

Quello che fa la differenza nell’economia di oggi è la velocità con cui un’azienda riesce ad eseguire i suoi piani.

 

Più è veloce la comunicazione tra i soggetti coinvolti, più è facile organizzarsi e più sarà facile raggiungere i propri traguardi prefissati.

 

Ovviamente Whatsapp non è la soluzione per tutte le comunicazioni, va senz’altro integrato con altri strumenti adeguati alla tipologia di informazione che dobbiamo far circolare, ma probabilmente risolve senz’altro almeno un 70% delle comunicazioni.

 

Ovvio, bisogna stare attenti a come lo si utilizza. Io personalmente mi sono dato alcune regole:

 

  • Evitare le chat vocali (quelle invece di velocizzare la comunicazione, la rallentano).

 

  • Evitare i muri di testo (se quello che sto scrivendo non entra in una schermata, una schermata e mezzo del mio smartphone vuol dire che probabilmente dovevo inviare una mail, perchè le informazioni da trasferire non erano così immediate).

 

  • Andare dritto al punto ed evitare messaggi multipli per esprimere un solo concetto.

 

Questo mio modo di comunicare su Whatsapp, è quello che ho trasmesso ai miei collaboratori, in modo che tutti siano a corrente del codice di comunicazione aziendale.

 

Quindi, e questo a vale a prescindere dallo strumento di comunicazione, in azienda è importante avere un codice di comunicazione.

 

Tutte le persone che lavorano con noi devono essere educate ad usare lo strumento giusto in base alla tipologia di comunicazione necessaria in quel momento.

 

E poi c’è un altro problema: le notifiche.

 

Purtroppo le notifiche sono senz’altro una perdita di produttività, perchè le persone si distraggono facilmente, e quindi è necessario silenziare alcune chat, quelle che magari utilizziamo solo per essere informati sull’andamento e non ci riguardano direttamente.

 

Per tutte le altre, in base alla mia esperienza, la perdita di produttività viene tendenzialmente recuperata con l’accelerazione che subisce l’azienda.

 

Come ho già detto, l’aumento di velocità permette di risolvere problemi più velocemente, di essere informati più velocemente, di agire più velocemente e di conseguenza di raggiungere i risultati più velocemente.

 

E in quest’epoca di cambiamenti rapidi, avere una comunicazione rapida ci permette di modificare rapidamente quello che non va.

 

Sono certo che se Soluzione Tasse è passata dai 141.000 € di fatturato del 2016 agli oltre 12 milioni del 2019 un grande merito lo dobbiamo alla velocità con cui abbiamo comunicato internamente. 

 

Quindi per chiudere il nostro ragionamento e prendere qualcosa di utile da questo blog post, è importante che in azienda instauriamo un codice di comunicazione condiviso da tutti, dove vengono stabiliti gli strumenti, le modalità e anche le parole chiave che rappresentino l’urgenza della comunicazione.

 

Per esempio da noi ci sono le email CODICE ROSSO, ma di questo te ne parlerò in un altro blog post.


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Sei uno startupper o un uomo d’impresa?

Una delle cose più importanti da capire per avere una carriera imprenditoriale di successo, è comprendere se siamo degli imprenditori “startupper” oppure degli imprenditori “uomini d’impresa”.

 

Cosa intendo con questo e come puoi capire quale delle due tipologie ti calza meglio?

Qualche giorno fa mi sono trovato a parlare con un mio carissimo amico imprenditore piuttosto frustrato per come gli stessero andando le cose.

 

Esordì dicendo: “quest’anno per me è stato un anno davvero duro “.

Otre ad aver perso un sacco di soldi in borsa, mi confidò di non aver portato a termine alcuni importanti obiettivi che si era prefissato di raggiungere con le sue aziende, mettendo quindi in seria discussione se stesso come imprenditore.

 

La prima riflessione che mi sono sentito di condividere con lui è che prima che imprenditori siamo “persone” e in quanto tali  capita a tutti di attraversare dei momenti down. Con questo però non mi sono astenuto dal dirgli, e parlo con cognizione di causa, che a mio avviso i momenti duri sono ben altra cosa.

 

Continuando a parlare scopro infatti che contestualmente agli insuccessi, 2 anni fa, aveva fatto due exit ( una delle quali milionaria) e che stava ancora riscuotendo del denaro per queste due operazioni.

 

A mio avviso, gli anni duri bussano alla tua porta con ben altre fattezze.

 

Sono quelli in cui ti arrivano i decreti ingiuntivi, in cui perdi le cause in tribunale, o magari interrompi relazioni professionali con validi collaboratori, di certo non sono quelli in cui alla fine dell’anno, pur con qualche insuccesso alle spalle, ti ritrovi mezzo milione di euro in più sul conto corrente.

 

Il fatto però che il mio amico si fosse messo in discussione come imprenditore, mi ha fatto tornare alla mente una cosa imparata diversi anni fa.

 

I grandi imprenditori si dividono in 2 grandi categorie:  Startupper e Uomini d’impresa.

 

Attenzione, con “startupper” non parlo degli wannabe entrepreneur, quelli che passano da un progetto all’altro senza un obiettivo definito, quelli che per intenderci,  fanno fatica a mettere insieme il pranzo con la cena.

 

Con la parola startupper intendo identificare quella categoria di imprenditori  in grado di immaginare un business, di mettere insieme capitali, costituire un team e creare una filiera di vendita.

 

Gli startupper sono coloro che in buona sostanza danno vita al business portandolo a fatturare 1, 2 milioni di euro e poi, perdendo interesse per quel progetto, decidono di dedicarsi ad altro.

 

Gli imprenditori di questa categoria  sono preziosissimi e se si affiancano ad un imprenditore definito “uomo d’impresa”  possono contribuire al raggiungimento di importanti traguardi per l’azienda.

 

In principio, qualsiasi tipo di azienda,  necessita di una grande dose di  creatività in grado di impostare il modello di business.

 

Un eccellente startupper lavora affinché l’azienda raggiunga un buon posizionamento, identifica la nicchia di mercato e il target giusto di riferimento.

 

Questa tipologia di imprenditore, quando passa il periodo di crescita iniziale, può vedere come “duri” e noiosi gli anni di consolidamento.


La crescita costante dell’azienda impone successivamente la messa in campo di competenze diverse, indispensabili per garantire continuità di successo.

 

Ecco che allora è necessario capire come selezionare i manager giusti, come valorizzare ogni singolo componente del team, quali strategie  e quali azioni siano da attuare per portare avanti le task quotidiane.

 

Quest’ultimo aspetto è in assoluto tutto un altro mestiere, probabilmente molto più noioso rispetto alla fase di startup ed è  per questo che è necessario orientarsi su figure con  skills differenti.

 

Figure con abilità che molto spesso cozzano con il bisogno di varietà dell’imprenditore “startupper” e che invece collimano molto di più con l’imprenditore “uomo d’impresa”.

 

Per esperienza personale, posso affermare con certezza che è veramente difficile che un uomo d’impresa sia anche un grande startupper. 

 

Per un’azienda appena costituita lo scenario ideale è in assoluto quello i cui queste due anime coesistano e collaborino tra loro;

In una prima fase sarà lo startupper a dover investire tutto se stesso per la buona riuscita del progetto imprenditoriale per poi lasciare “all’uomo d’impresa” il compito di portare avanti l’obiettivo di crescita e consolidamento del business.

 

Prima verso i 5 milioni, poi verso i 10, i 50 e così via…. fino a diventare una Unicorn.

 

Ho preparato un video sull’argomento, dagli un’occhiata.

 

 

 

 

Aziende orfane dell’imprenditore. Esistono davvero le aziende automatiche?

Oggi voglio porre un quesito, esisitono le aziende automatiche?

 

Per molti anni ho avuto un’azienda di mentoring imprenditoriale che insegnava agli imprenditori ad automatizzare le proprie aziende. 

 

La promessa di marketing era che l’azienda poteva funzionare senza l’imprenditore, e attenzione, resto ancora della convinzione che  l’azienda se ben posizionata sul mercato e strutturata in modo adeguato possa funzionare senza che l’imprenditore sia ogni giorno fisicamente all’interno della propria azienda.

 

Ma ci sono ci sono alcuni aspetti importanti da considerare.

 

Di certo, inserendo delle figure strategiche al suo interno ci sono una serie di funzioni che si possono delegare, in questo modo l’imprenditore, monitorando le KPI, può seguire dall’esterno l’andamento della sua azienda e decidere di abbandonare il suo ruolo operativo.

 

Va bene che ci sia un CdA o  un amministratore delegato ma quando parliamo di Piccola e Media Impresa, c’è bisogno comunque di un faro che indichi la direzione. 

 

Una figura  che, mossa dall’ambizione di raggiungere importanti traguardi, mantenga costantemente il focus su quell’azienda.

 

Si può essere imprenditori seriali e costruire aziende automatiche, ma solo se si costruisce un’azienda alla volta, altrimenti è meglio fare gli investitori e lasciare che nel progetto sia coinvolto un uomo d’impresa che si faccia carico delle sorti di quell’azienda.

 

Personalmente sono socio in decine di aziende, ma non mi sento un imprenditore seriale.

Esercito il mio ruolo di imprenditore soltanto in una di queste ed è li che dedico il 90% della mia attenzione, a tal punto che quell’azienda diventa il mio primo pensiero al mattino e il mio ultimo alla sera.

 

Nelle altre aziende in cui sono solo un investitore, hanno un ruolo attivo altri imprenditori con i quali mi confronto, ai quali fornisco comunque il mio supporto qualora si debbano prendere decisioni strategiche o delicate.

 

In queste aziende mi astengo dall’operatività quotidiana perché coloro che siedono nel board diventano i responsabili del raggiungimento dell’obiettivo strategico definito insieme.

 

Nella mia vita da Imprenditore più volte mi è stato chiesto di partecipare ad un nuovo progetto , ho avuto l’occasione di sedermi al tavolo con altri imprenditori di grande spessore che avevano già dato prova di saper raggiungere fatturati milionari e con i quali sembrava scontato poter  gettare le basi per dar vita ad una nuova azienda.

 

Ma  laddove non ho visto una chiara leadership ed una persona capace di farsi carico al 100% di portare al successo quel progetto, mi sono sempre astenuto dal proseguire.

 

Un idea, per essere vincente va comunque realizzata ed un’azienda per raggiungere risultati significativi ha bisogno di un’enorme quantità di energia imprenditoriale soprattutto se non ha ancora superato i 5 o 10 milioni di fatturato.

 

Nei primi anni di vita, un’azienda è come un bambino appena nato.

Un neonato devi nutrirlo 10 volte al giorno, devi accudirlo costantemente costringendoti a prestare attenzione ad ogni lamento e a far fronte a qualsiasi sua necessità.

Un’azienda orfana del suo un imprenditore, fa la stessa fine che farebbe un neonato senza i propri genitori. 

 

Se stiamo valutando nuove opportunità di business dobbiamo essere certi che ci sia un uomo d’impresa che vivrà per quel progetto al posto nostro, altrimenti il rischio imprenditoriale diventerà la certezza matematica di investire i nostri soldi in un progetto fallimentare.

 

Per oggi è tutto, ti lascio il video girato sull’argomento.

 

 

 

 

 

È possibile salvare un’azienda in crisi?

Il rilancio di Alitalia in 3 mosse.

In questi giorni non si fa altro che parlare di Alitalia e dell’ennesimo piano di salvataggio. Non l’avevo mai fatto, ma per curiosità sono andato a cercare qualche dato per capire come stesse veramente la situazione e quello che ho trovato mi ha fatto riflettere. 

 

Prima cosa strana che ho trovato, o meglio che NON ho trovato: Alitalia sono 3 anni che non deposita il bilancio. E già questo, considerando che sta in piedi con i soldi pubblici è piuttosto strano non credete anche voi?

 

Inoltre come fa notare anche il Sole24Ore (https://www.ilsole24ore.com/art/alitalia-vola-profondo-rosso-600-milioni-perdite-2019-ACvTQp0) si stimano perdite negli ultimi 2 anni di oltre 1 miliardo di euro.  Sottolineo, solo negli ultimi 2 anni.

 

 

Cercando meglio però sono riuscito a trovare una relazione ufficiale del febbraio 2017, in cui si fa riferimento ad un finanziamento di Etihad da dove si evince che il patrimonio netto della compagnia di bandiera era già all’epoca in passivo di oltre 100 milioni di euro e che la posizione finanziaria netta era in rosso di oltre 1 miliardo di euro.

 

Per i non addetti ai lavori,  la posizione finanziaria netta di un’azienda è la somma delle sue disponibilità di cassa, dei crediti da incassare e dei debiti da pagare, posizione quindi  inevitabilmente compromessa perché in rosso di oltre 2 miliardi euro.

 

Attenzione!  Alitalia è un’azienda che fattura circa 3 miliardi di euro, non è la Apple o Google dove si parla di fatturati stimati in centinaia di miliardi.

 

 

Ma voglio riportare questo ragionamento a numeri che magari sono più vicini alle nostre realtà.

 

Facciamo l’esempio di un’azienda che fattura 3 milioni di euro l’anno, che però perde ben 500.000 euro l’anno, dove inoltre  la somma di debiti e crediti sfiora i 2 milioni di euro .

 

Siete arrivati alla mia stessa conclusione?

Quest’azienda sarebbe a tutti gli effetti un’azienda morta!

 

Un’ azienda privata infatti non ha lo Stato che interviene con un prestito ponte di 500.000 euro all’anno e che al bisogno allunga la scadenza di rimborso.

 

L’imprenditore di una qualsiasi PMI in uno scenario simile a questo sarebbe costretto a portare i libri in tribunale prendendosi la responsabilità di non aver fatto bene il proprio mestiere consapevole di aver applicato un modello non produttivo.

 

Alitalia avrebbe bisogno di una drastica ed efficace  inversione di marcia,  ma quello che  vedo io è che con quest’ennesima operazione, un altro miliardo di euro di soldi pubblici verranno fatti defluire in quello che ravvedo come “un pozzo senza fondo” e tutto a discapito della crescita di altre  aziende italiane sane.

 

Purtroppo devo dirlo, credo che questo piano di salvataggio sarà l’ennesimo buco nell’acqua, non è mettendo soldi e lasciando commissari straordinari ad amministrare un’azienda come Alitalia che si potrà salvare la compagnia di bandiera dal baratro.

 

Va fatto un cambio radicale del modello di Business, come fece Marchionne con la Fiat per intenderci, trasformando un’ azienda sull’orlo del baratro nel baricentro di una multinazionale.

 

Ovviamente non ho così tanta esperienza manageriale per candidarmi alla guida di Alitalia, lontano da me questo pensiero, ma di certo, potendo dire la mia, sono certo che un paio di cartucce sarei in grado di spararle.

 

Quali? Vediamole insieme.

 

Secondo me ci sono 3 cose che l’azienda potrebbe fare:

 

  • Tagliare almeno il 50% delle tratte attualmente in uso

Si stima che Alitalia perda 16€ per ogni passeggero imbarcato, questo perché molti aerei sono pressoché semivuoti, cosa che posso confermare anche per esperienza personale. (https://www.corriere.it/cronache/19_maggio_19/alitalia-16-euro-persi-ogni-passeggero-trasportato-1d6340d2-7971-11e9-84cc-19261c23ea92.shtml)

 

 

  • Trasformare il suo servizio in uno di super high level.
    Viaggiare con Alitalia dovrebbe costare 5 volte quello che costa oggi, fornendo un servizio a 7 stelle rivolto ad un pubblico più ristretto ma con maggiori possibilità economiche

 

 

  • Fornire il servizio pasti a tutte le compagnie del mondo.
    A quanti di voi è capitato di imbattersi in  compagnie aeree straniere e consumare un pasto a dir poco tremendo.   Pensate se , a prescindere dalla compagnia aerea, in una tratta di lunga o media percorrenza si potesse scegliere di consumare un pasto normale oppure “un pasto Alitalia”.

 

Diciamolo chiaramente in tutto il mondo ci conoscono per il nostro cibo e la nostra cultura, perché allora non fare in modo che tutti i passeggeri del mondo a bordo di un aereo  possono usufruire dell’eccellenza Italiana?

 

Lo so, l’ho sparata grossa, ma quando un’azienda va male, non è continuando a fare le stesse cose che si potranno raggiungere risultati migliori. 

Sono convinto che il ragionare completamente fuori dagli schemi  sia l’unica vera strada percorribile per arrivare a  soluzioni legati a problemi apparentemente insormontabili.

 

Ti lascio al video che ho pubblicato sull’argomento,

 

 

 

 

Selezione del personale: le domande chiave per valutare il candidato

Solo nell’ultimo mese, credo di aver assunto 8-9 nuove figure all’interno della mia squadra e in tutta la mia vita da imprenditore ho superato abbondantemente le 500 persone assunte in vari contesti con posizioni e livello di responsabilità diversi.

 

Una delle cose che effettivamente mi dicono i miei manager, è che raramente sbaglio una assunzione. 

 

In realtà non è affatto così, anche io in passato ho commesso degli errori di valutazione e proprio perché so quello che comporta assumere la persona sbagliata, negli anni ho affinato una strategia sempre più performante nella ricerca e selezione della figura giusta al posto giusto.

 

Ecco allora 3 consigli che mi sento di dare per migliorare il processo di selezione del personale.

 

1) Crea delle domande strategiche.

La strategia che utilizzo quando mi trovo a valutare la candidatura di una persona è in realtà un percorso a domande che in qualche modo attivano il mio istinto e mi permettono di capire se chi ho di fronte  è veramente la persona giusta per quel ruolo.

 

Prima di incontrare il candidato mi preparo una lista di domande che voglio fargli e qualora abbia più di una persona da esaminare, a tutti faccio la stessa identica lista di domande. 

 

Faccio in modo che tutto abbia un impronta naturale non schematica, l’importante è capire se sussistono i presupposti per andare avanti con il colloquio ed eventualmente nella selezione, oppure se è opportuno non andare oltre.

 

La prima domanda con cui consiglio di iniziare un colloquio, è sempre: 

“Perché hai deciso di candidarti per questa posizione?”. 

 

Qualsiasi sarà la risposta, si potrà comprendere se la persona che hai di fronte si è candidata per cercare varietà oppure se veramente ambisce ad entrare all’interno del contesto aziendale presente nell’offerta di lavoro.

 

Si potrà comprendere se ha preso informazioni sull’azienda che gli sta dando l’opportunità di lavoro, se ha chiaro il ruolo e se ha già capito che quella è la squadra della quale vuole far parte.

 

Dopo questa domanda, continuo ad andare giù a scavare, proseguo con le successive per capire i valori di questa persona, che cosa la muove e quali siano le sue vere aspirazioni.

 

 

2) Capisci realmente di cosa hai bisogno

Ovviamente durante il colloquio faccio anche delle domande di natura tecnica, per capire la preparazione del candidato e il suo livello di competenza rispetto al ruolo che dovrà ricoprire.

 

Attenzione però, siamo noi imprenditori in primis a dover capire quale tipo di specializzazione stiamo cercando per quel determinato ruolo e quale obiettivo vogliamo raggiungere assumendo quella figura.

 

Iniziare un processo di selezione e trovarsi dopo 5 mesi a dover iniziare da zero perchè la persona che abbiamo assunto non rispecchia il profilo che volevamo si traduce in uno spreco di risorse sia in termini di tempo che di denaro.

 

Qualcosa che tutti vorremmo evitare ma che è destinato a succedere se non si fa un’attenta analisi di cosa abbiamo realmente bisogno e chi stiamo cercando.

 

Avere le idee chiare ti fa fare meno errori.

 

3) Cura il brand della tua azienda

Non basta mettere un’ offerta di lavoro correlata con un lauto stipendio per attrarre un giocatore di serie A.

 

Ci sono delle persone che ci permetterebbero di raggiungere certi risultati, ma hanno un sacco di opzioni disponibili, per quale motivo dovrebbero scegliere il nostro progetto e non altri?

 

Anche noi imprenditori dobbiamo essere in grado di attrarre le persone che pensiamo possano fare la differenza, per questo se l’obiettivo è portare in squadra la risorsa perfetta occorre fare anche un lavoro di branding sulla propria azienda (employer branding).

 

Se non lavori sull’employer branding sarai sempre una seconda scelta per i migliori talenti in cerca di occupazione.

 

Lavorare su questo, invece, ti aiuterà a distinguerti dalla concorrenza e amplificare la credibilità della tua azienda.

 

Guarda il video che ho preparato per te su questo argomento.
Lo trovi qui sotto.

 

Gestione del tempo

86.400 secondi in un giorno –
3 consigli per sfruttarli al meglio e aumentare la produttività, grazie al giusto mindset

 

86.400 secondi in un giorno: per noi imprenditori, imparare a gestirli in modo efficace, può significare aumentare esponenzialmente la nostra produttività quotidiana.
Ma come farlo al meglio? Il time management (gestione del tempo) è una delle abilità più difficili da sviluppare.

Il tempo è la risorsa più importante che abbiamo, perché è l’unica risorsa realmente limitata: una volta trascorso, non torna più.

In questo articolo, voglio darti 3 consigli, frutto della mia esperienza quotidiana, per sfruttare al meglio il tempo a tua disposizione, sviluppando il giusto mindset.

Sviluppa il giusto mindset (è tutta una questione di atteggiamento!)

 

I soldi vanno e vengono, le cose vanno e vengono, il tempo una volta che è stato speso, non torna più. Ognuno di noi ha un certo quantitativo di tempo per stare su questo mondo, e per portare a termine le attività quotidiane.

Tutti noi abbiamo solo 86.400 secondi in un giorno e per noi imprenditori, imparare a gestirli in modo efficace, può significare aumentare esponenzialmente la nostra produttività quotidiana. 

 

Devi sapere che il Time Management, o Gestione del Tempo, non è solo un’abilità da acquisire.
E’ un processo di pianificazione e controllo del tempo che ti serve per

 

 

  • ottimizzare le attività aziendali,
  • aumentare l’efficacia, l’efficienza e soprattutto la tua produttività.

 


Può essere migliorato attraverso l’uso di competenze, strumenti e tecniche.
Ma solo organizzando con efficacia priorità, orari e scadenze, è possibile ottimizzare il proprio tempo.
Il principio di base è uno solo: svolgere ogni attività bene e nel minor tempo possibile.

 

Io nella mia vita ho fatto decine di corsi sulla gestione del tempo, ho letto libri su come ottimizzare il proprio tempo, utilizzato software di produttività, ma alla fine, sono giunto alla consapevolezza che:

 

la gestione del tempo è tutta una questione di atteggiamento.
Bisogna tagliare fuori tutte le distrazioni e focalizzarsi solo sulle cose che si stanno facendo, ovvero le priorità del momento.


Detto questo, voglio condividere con te 3 suggerimenti utili che applico tutti i giorni nella mia vita d’impresa.

 

 

1) Utilizza correttamente lo smartphone (evita le distrazioni)

 


Quando stai facendo qualcosa, devi togliere le distrazioni di mezzo. Quello è il modo migliore per gestire il tuo tempo.

Gli stimoli sono tantissimi e dobbiamo assolutamente tagliare fuori tutto ciò che non è necessario, tutto ciò che non serve e concentrarci solo su quello che stiamo facendo.

 

Utilizza correttamente lo smartphone: non farti distrarre dall’ansia del dover controllare la posta elettronica ogni 5 minuti.
Tieni lontano Whatsapp, e i social network e concentrati unicamente sull’attività che stai facendo in quel momento.

Quando avrai ultimato quell’attività, allora potrai controllare email, messaggi e altre tipologie di comunicazioni.

 

 

2) Datti delle scadenze e scrivile!

 

 

Devi darti delle scadenze. Se hai una scadenza e sai che quella cosa la devi fare entro un certo orario, entro una certa “deadline”, obbligatoriamente andrai più veloce e alla fine farai quella cosa entro quel tempo. 

 

Quando le cose da gestire sono tante diventa di vitale importanza avere sempre davanti agli occhi quelle che sono le scadenze.
E’ normale che non si può tenere tutto quanto a mente, per cui diventa fondamentale scrivere. Allo scopo, possono essere utili le agende, o ad esempio i software di produttività.

 

 

 

3) Contano solo Priorità e Risultato

 

 

Stabilire a quale attività o progetto, si vuole destinare il proprio tempo e la propria attenzione è fondamentale.
Personalmente, ho sempre le priorità della settimana e le attività del mese davanti ai miei occhi.
In questo modo, ad esempio, per ognuna delle quattro settimane contenute in un mese, indico in modo chiaro e specifico:

 

 

  • La priorità di quella settimana,
  • il risultato che voglio portare a casa in quel lasso di tempo. 

 


Queste sono le uniche 2 cose che contano e che fanno la differenza.
Di seguito, poi, all’interno della settimana andrò giorno per giorno, ad individuare degli slot temporali nella mia agenda in cui andrò a svolgere le attività specifiche che mi consentiranno di raggiungere il risultato desiderato.

Facendo in questo modo, alla fine di ogni singolo slot, dovrò fare in modo che quella attività sia conclusa e quindi dovrò andare obbligatoriamente più veloce per riuscire a portare a termine il risultato.

Come puoi vedere è tutta una questione di mindset, di atteggiamento.
Questo è l’unico vero segreto della gestione efficiente del tempo che noi imprenditori dobbiamo assolutamente imparare per aumentare esponenzialmente la nostra produttività.

Vuoi approfondire questo tema o ricevere altre dritte sull’argomento?
Allora guarda il video che ho preparato per te.
Lo trovi qui sotto.

Parlare in pubblico

3 consigli per acquisire l’abilità che ogni imprenditore deve possedere per avere successo.

I team di un’azienda di successo sono guidati da manager e imprenditori che sono leader capaci e persone carismatiche. E allo stesso modo, quest’ultimi devono sapere coinvolgere anche clienti, stakeholder e follower. Che tu abbia di fronte un dipendente, un collaboratore o una platea di clienti, saper parlare in pubblico in modo efficace, ti consentirà di trasmettere il tuo carisma e la tua visione.

Parlare in pubblico è un’abilità e come tale si può acquisire.
Di seguito condivido alcuni consigli, frutto della mia esperienza sul campo, ma soprattutto di centinaia di speech, che negli anni ho tenuto in giro per il mondo.

Un’abilità che puoi (e devi assolutamente) acquisire

Quando con il mio team ho pensato di realizzare questo format, “Vita d’impresa”, ho pensato a qualcosa che potesse essere estremamente utile per la “vita” quotidiana di ogni imprenditore. 

Il Public Speaking, o altrimenti detto “parlare in pubblico”, in modo efficace, è sicuramente una di quelle skill o abilità che ho imparato e che hanno fatto maggiormente la differenza nella mia carriera imprenditoriale.

Da imprenditore saprai che, ogni giorno, ci si trova di fronte qualcuno con cui devi parlare, ad esempio:

 

  • un dipendente da motivare,
  • un collaboratore a cui chiedere uno sforzo in più per terminare un lavoro in anticipo,
  • o semplicemente un cliente a cui proporre i nostri prodotti o servizi.

 

 

Tutte queste categorie di persone presentano una costante nei nostri confronti:
– hanno la necessità di essere guidati e noi, soprattutto per i nostri dipendenti e per i nostri collaboratori, siamo un faro, siamo i leader che guidano quell’azienda.
Saper parlare efficacemente in pubblico ci consente di trasmettere il nostro carisma ma soprattutto la visione del nostro lavoro e la direzione aziendale verso la quale stiamo andando.

 

Voglio darti 3 suggerimenti, frutto della mia esperienza, che potrai adottare durante una sessione di public speaking per una comunicazione efficace e di successo.



1. Primo Consiglio: attrai l’attenzione

Nel corso degli anni, ho fatto tantissimi tantissimi eventi e tenuto speech di fronte a centinaia o migliaia di persone e una delle domande che mi faccio sempre quando preparo uno speech o so di dover parlare a una platea è:

 

  • Come faccio ad attrarre l’interesse delle persone che mi ascoltano?

 


Questa è una di quelle cose che noi imprenditori dobbiamo imparare e che fa tutta la differenza tra, il coinvolgere attivamente un pubblico che ci sta ascoltando e fare uno sterile monologo davanti ad un gruppo di persone.


2. Pratica, pratica, pratica!

Il Public Speaking non si improvvisa, si impara facendo tantissima esperienza.
È un’abilità che si sviluppa con la pratica e l’esperienza, quindi dobbiamo FARLO.

Più volte lo facciamo, e sempre meglio lo faremo.
Ma soprattutto avremo sempre più chiari quelli che sono un po’ i segreti, i trucchi del mestiere, ad esempio come:

 

  • parlare alle persone; 
  • guardare le persone;
  • creare le nostre routine, quindi trasmettere quei messaggi che ci servono;
  • capire anche come utilizzare il tono della nostra voce, quando vogliamo sottolineare dei concetti importanti.

 


Devi sapere che ci sono alcuni ingredienti chiave che si acquisiscono con la pratica, ma sappi che la chiave fondamentale è l’esperienza.

 

3. Non parlare, trasferisci “carisma”

In ogni occasione in cui avete la possibilità di parlare davanti a persone, parlate in pubblico e tirate fuori il vostro carisma, le vostre capacità, le vostre esperienze vere.
Se lo fate, non trasmetterete solo parole o messaggi di circostanza, bensì trasferirete carisma.

E il modo migliore per trasferire Carisma, non è imparare un copione o imparare una parte, ma è trasmettere quello che quello che abbiamo dentro.

 

Nel momento in cui parliamo con il cuore, tiriamo fuori quello che c’è nella nostra pancia, in quel momento le persone ci ascoltano. Sono attratte da noi perché stiamo dicendo qualcosa in cui crediamo, in cui siamo totalmente congruenti.

Ecco, se volete imparare a parlare bene in pubblico, imparate a tirar fuori le vostre emozioni e a emozionare le persone che vi stanno di fronte.

 

Vuoi approfondire questo tema o ricevere altre dritte sull’argomento?
Allora guarda qua sotto il video che ho preparato per te.