Come usare Whatsapp per far crescere la tua azienda

Tutti noi ormai usiamo Whatsapp probabilmente più di ogni altra applicazione presente sul nostro smartphone, ma molti non la utilizzano al massimo in azienda, per migliorare la comunicazione.

 

Ormai passo mediamente 5 ore al giorno su Whatsapp con una media di notifiche che supera le 400 al giorno.

 

Ma attenzione, non lo faccio per diletto. Ormai Whatsapp è diventata l’applicazione con la quale gestisco il mio gruppo multinazionale. 

 

Lo so, non è senz’altro un’applicazione adeguata al working space, ci sono molte applicazione di task management e produttività nettamente migliori di Whatsapp, però Whatsapp ha 2 grandi vantaggi:

 

  • E’ semplice e anche mio padre di 70 anni è in grado usarlo.

 

  • E’ immediato, attualmente è lo strumento di comunicazione più veloce che esiste al mondo. Fin quando non inventeranno qualcosa che collega direttamente le onde cerebrali di 2 individui,Whatsapp resterà la soluzione più veloce al mondo per comunicare.

 

Ed è per questo che lo uso per la maggior parte delle mie comunicazioni in azienda.

 

Quello che fa la differenza nell’economia di oggi è la velocità con cui un’azienda riesce ad eseguire i suoi piani.

 

Più è veloce la comunicazione tra i soggetti coinvolti, più è facile organizzarsi e più sarà facile raggiungere i propri traguardi prefissati.

 

Ovviamente Whatsapp non è la soluzione per tutte le comunicazioni, va senz’altro integrato con altri strumenti adeguati alla tipologia di informazione che dobbiamo far circolare, ma probabilmente risolve senz’altro almeno un 70% delle comunicazioni.

 

Ovvio, bisogna stare attenti a come lo si utilizza. Io personalmente mi sono dato alcune regole:

 

  • Evitare le chat vocali (quelle invece di velocizzare la comunicazione, la rallentano).

 

  • Evitare i muri di testo (se quello che sto scrivendo non entra in una schermata, una schermata e mezzo del mio smartphone vuol dire che probabilmente dovevo inviare una mail, perchè le informazioni da trasferire non erano così immediate).

 

  • Andare dritto al punto ed evitare messaggi multipli per esprimere un solo concetto.

 

Questo mio modo di comunicare su Whatsapp, è quello che ho trasmesso ai miei collaboratori, in modo che tutti siano a corrente del codice di comunicazione aziendale.

 

Quindi, e questo a vale a prescindere dallo strumento di comunicazione, in azienda è importante avere un codice di comunicazione.

 

Tutte le persone che lavorano con noi devono essere educate ad usare lo strumento giusto in base alla tipologia di comunicazione necessaria in quel momento.

 

E poi c’è un altro problema: le notifiche.

 

Purtroppo le notifiche sono senz’altro una perdita di produttività, perchè le persone si distraggono facilmente, e quindi è necessario silenziare alcune chat, quelle che magari utilizziamo solo per essere informati sull’andamento e non ci riguardano direttamente.

 

Per tutte le altre, in base alla mia esperienza, la perdita di produttività viene tendenzialmente recuperata con l’accelerazione che subisce l’azienda.

 

Come ho già detto, l’aumento di velocità permette di risolvere problemi più velocemente, di essere informati più velocemente, di agire più velocemente e di conseguenza di raggiungere i risultati più velocemente.

 

E in quest’epoca di cambiamenti rapidi, avere una comunicazione rapida ci permette di modificare rapidamente quello che non va.

 

Sono certo che se Soluzione Tasse è passata dai 141.000 € di fatturato del 2016 agli oltre 12 milioni del 2019 un grande merito lo dobbiamo alla velocità con cui abbiamo comunicato internamente. 

 

Quindi per chiudere il nostro ragionamento e prendere qualcosa di utile da questo blog post, è importante che in azienda instauriamo un codice di comunicazione condiviso da tutti, dove vengono stabiliti gli strumenti, le modalità e anche le parole chiave che rappresentino l’urgenza della comunicazione.

 

Per esempio da noi ci sono le email CODICE ROSSO, ma di questo te ne parlerò in un altro blog post.


Sei un imprenditore? Candidati per entrare nel club più esclusivo d’Italia: http://bit.ly/35pUooo

Sei uno startupper o un uomo d’impresa?

Una delle cose più importanti da capire per avere una carriera imprenditoriale di successo, è comprendere se siamo degli imprenditori “startupper” oppure degli imprenditori “uomini d’impresa”.

 

Cosa intendo con questo e come puoi capire quale delle due tipologie ti calza meglio?

Qualche giorno fa mi sono trovato a parlare con un mio carissimo amico imprenditore piuttosto frustrato per come gli stessero andando le cose.

 

Esordì dicendo: “quest’anno per me è stato un anno davvero duro “.

Otre ad aver perso un sacco di soldi in borsa, mi confidò di non aver portato a termine alcuni importanti obiettivi che si era prefissato di raggiungere con le sue aziende, mettendo quindi in seria discussione se stesso come imprenditore.

 

La prima riflessione che mi sono sentito di condividere con lui è che prima che imprenditori siamo “persone” e in quanto tali  capita a tutti di attraversare dei momenti down. Con questo però non mi sono astenuto dal dirgli, e parlo con cognizione di causa, che a mio avviso i momenti duri sono ben altra cosa.

 

Continuando a parlare scopro infatti che contestualmente agli insuccessi, 2 anni fa, aveva fatto due exit ( una delle quali milionaria) e che stava ancora riscuotendo del denaro per queste due operazioni.

 

A mio avviso, gli anni duri bussano alla tua porta con ben altre fattezze.

 

Sono quelli in cui ti arrivano i decreti ingiuntivi, in cui perdi le cause in tribunale, o magari interrompi relazioni professionali con validi collaboratori, di certo non sono quelli in cui alla fine dell’anno, pur con qualche insuccesso alle spalle, ti ritrovi mezzo milione di euro in più sul conto corrente.

 

Il fatto però che il mio amico si fosse messo in discussione come imprenditore, mi ha fatto tornare alla mente una cosa imparata diversi anni fa.

 

I grandi imprenditori si dividono in 2 grandi categorie:  Startupper e Uomini d’impresa.

 

Attenzione, con “startupper” non parlo degli wannabe entrepreneur, quelli che passano da un progetto all’altro senza un obiettivo definito, quelli che per intenderci,  fanno fatica a mettere insieme il pranzo con la cena.

 

Con la parola startupper intendo identificare quella categoria di imprenditori  in grado di immaginare un business, di mettere insieme capitali, costituire un team e creare una filiera di vendita.

 

Gli startupper sono coloro che in buona sostanza danno vita al business portandolo a fatturare 1, 2 milioni di euro e poi, perdendo interesse per quel progetto, decidono di dedicarsi ad altro.

 

Gli imprenditori di questa categoria  sono preziosissimi e se si affiancano ad un imprenditore definito “uomo d’impresa”  possono contribuire al raggiungimento di importanti traguardi per l’azienda.

 

In principio, qualsiasi tipo di azienda,  necessita di una grande dose di  creatività in grado di impostare il modello di business.

 

Un eccellente startupper lavora affinché l’azienda raggiunga un buon posizionamento, identifica la nicchia di mercato e il target giusto di riferimento.

 

Questa tipologia di imprenditore, quando passa il periodo di crescita iniziale, può vedere come “duri” e noiosi gli anni di consolidamento.


La crescita costante dell’azienda impone successivamente la messa in campo di competenze diverse, indispensabili per garantire continuità di successo.

 

Ecco che allora è necessario capire come selezionare i manager giusti, come valorizzare ogni singolo componente del team, quali strategie  e quali azioni siano da attuare per portare avanti le task quotidiane.

 

Quest’ultimo aspetto è in assoluto tutto un altro mestiere, probabilmente molto più noioso rispetto alla fase di startup ed è  per questo che è necessario orientarsi su figure con  skills differenti.

 

Figure con abilità che molto spesso cozzano con il bisogno di varietà dell’imprenditore “startupper” e che invece collimano molto di più con l’imprenditore “uomo d’impresa”.

 

Per esperienza personale, posso affermare con certezza che è veramente difficile che un uomo d’impresa sia anche un grande startupper. 

 

Per un’azienda appena costituita lo scenario ideale è in assoluto quello i cui queste due anime coesistano e collaborino tra loro;

In una prima fase sarà lo startupper a dover investire tutto se stesso per la buona riuscita del progetto imprenditoriale per poi lasciare “all’uomo d’impresa” il compito di portare avanti l’obiettivo di crescita e consolidamento del business.

 

Prima verso i 5 milioni, poi verso i 10, i 50 e così via…. fino a diventare una Unicorn.

 

Ho preparato un video sull’argomento, dagli un’occhiata.