Sei sicuro che produrre all’estero sia la soluzione migliore?
D’accordo, i costi sono molto più bassi, ma vale la qualità alla quale rinunci?
Ascolta, nella mia esperienza ho visto che l’innovazione è il fattore decisivo nel mercato di oggi e che delocalizzare può essere pericoloso, e ti spiegherò perchè in questo articolo.
Qualche giorno fa mi sono trovato a parlare della Cina e c’era una persona che credeva che la Cina fosse ancora il terzo mondo dove andare a produrre a basso costo.
Sicuramente la Cina è un Paese dove la manodopera costa molto meno che in Occidente, ma la Cina non è più quel Paese lì.
La Cina ormai è la nazione con la bilancia commerciale più in attivo di tutto il pianeta. Ogni anno ha circa 400 miliardi di dollari di surplus, ciò vuol dire che quello che esporta supera di 400 miliardi quello che importa.
E chi pensa che le esportazioni della Cina siano i soliti oggetti a basso valore aggiunto, forse dimentica Huawei, una super potenza dell’elettronica che sta combattendo per il dominio della tecnologia 5G, oppure dimentica che il 70% dei pannelli fotovoltaici del mondo sono prodotti in Cina, oppure forse dimentica che le cosiddette Terre Rare, un componente fondamentale dei superconduttori della Silicon Valley vengono prodotte per il 95% proprio in Cina.
La Cina è passata dall’essere la fabbrica del mondo, dove le persone piuttosto che morire di fame preferivano lavorare per pochi dollari al giorno costruendo i prodotti low cost per tutto il mondo, in una super potenza mondiale, che proprio grazie al lavoro duro e agli investimenti colossali in infrastrutture non sembra affatto destinata a rallentare, nonostante quello che qualcuno ci voglia far credere parlando della possibile bolla immobiliare cinese o delle rivolte innescate ad Honk Kong.
Ma quello di cui volevo parlare in questo video, non è tanto la situazione economica della Cina, bensì l’impostazione del proprio ciclo produttivo.
Fino a 50 anni fa, non c’era molta scelta. C’erano le fabbriche, che tendenzialmente nascevano dove aveva sede l’impresa, molto spesso vicino casa dell’imprenditore oppure a ridosso delle grandi città.
Poi, sul finire del 900 si è passati alla delocalizzazione, pensando di ottenere maggiori margini spostando parte della produzione in luoghi ritenuti più adatti, ed è così che intere filiere produttive sono state spostate in Paesi dove la manodopera era a basso costo.
Ma ora anche questo fenomeno si sta esaurendo perché è sempre più difficile trovare Paesi dove la manodopera a basso costo riesca a giustificare la perdita di efficienza che ne consegue.
Produrre in Cina, in India o in Romania, costa meno che in Italia, magari ancora il 50% in meno, ma la qualità e la creatività che perdiamo andando in questi Paesi non giustifica più la delocalizzazione.
E allora è per questo che ormai, dall’era della delocalizzazione siamo entrati in quella dell’innovazione.
Un era in cui per ottenere maggiori margini bisogna trovare soluzioni che permettano alle nostre risorse umane di lavorare con i super poteri, di produrre di più, con maggiore qualità e maggiore efficienza.
È solo attraverso l’innovazione tecnologica che possiamo rimanere a fare business in Italia, senza essere schiacciati dalla concorrenza internazionale.
Vi faccio un esempio che ho toccato con mano. 4 anni fa, quando avviai Soluzione Tasse credevo di poter ridurre del 30% i costi di gestione contabile utilizzando un centro di elaborazione dati in Romania.
Non ci fu scelta più sbagliata. Quello che inizialmente sembrava una riduzione del costo si trasformò in un boomerang pazzesco che non mi permetteva di scalare, perché i contabili che c’erano producevano poche righe all’ora e non era possibile trovare abbastanza contabili a basso prezzo ed elevata competenza rispetto al numero di clienti che cresceva a dismisura mese dopo mese. con conseguenti disservizi e la perdita di clienti faticosamente guadagnati sul mercato.
È stato solo grazie ad un evoluzione tecnologica e alla nascita di Xriba, l’intelligenza artificiale applicata alla contabilità, che sono riuscito a riportare il 100% dell’elaborazione dati in Italia, assumendo oltre 100 italiani e riducendo del 70%, non solo del 30, i costi di elaborazione dati rispetto ad un normale studio di commercialisti italiano.
Per concludere, se siamo un azienda che produce, lasciamo perdere la ricerca di Paesi dove le persone lavorano ancora a 2 dollari all’ora ed iniziamo ad analizzare i nostri processi di lavoro, a capire in quali ambiti possiamo applicare robotica ed intelligenza artificiale per rendere i nostri collaboratori ancora più efficienti.
Solo in questo modo potremmo vincere le sfide del prossimo decennio e usare le nuove tecnologie, che si pensa minaccino migliaia di posti di lavoro, a nostro vantaggio.
Aggiungo un ultima cosa, in Italia ci sono una montagna di contributi a fondo perduto per la Ricerca e l’innovazione, ma per oggi direi di terminare qui, ti lascio al video che ho fatto sull’argomento.